Dal 10 novembre l’Unione Europea applicherà nuovi dazi su numerosi prodotti statunitensi (Regolamento di esecuzione della Commissione Europea, 7 novembre 2020, n. 1646).
In particolare, saranno imposti dazi del 15% sulle esportazioni di aerei e relativi componenti e del 25% su una gamma di prodotti tra cui tabacco, noci, succhi di frutta, pesce, liquori, borse, trattori e attrezzature per casinò e palestra.
In attesa dell’insediamento del presidente eletto Joe Biden, non dà pertanto segni di volersi arrestare la guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione europea.
I dazi di cui sopra hanno, peraltro, un’origine molta lontana, che trova fondamento in una controversia in corso ormai da 16 anni presso il WTO. Da quasi due decenni, infatti, Washington e Bruxelles si accusano reciprocamente di aver sovvenzionato i rispettivi colossi del cielo, Boeing e Airbus, con aiuti pubblici illeciti.
Il primo verdetto del WTO è arrivato nel 2019 ed è stato a favore degli USA a cui l’Organizzazione per il commercio ha accordato la possibilità di imporre 7,5 miliardi di dazi all’Unione Europea. Opportunità subito colta dall’allora Amministrazione Trump che ha così imposto restrizioni a molte merci UE esportate negli Stati Uniti, inclusi diversi prodotti di origine italiana.
Il 13 ottobre 2020 è stata, invece, la volta dell’Unione europea. Il WTO ha, infatti, autorizzato l’Unione europea a imporre dazi fino ad un massimo di 4 miliardi di dollari su prodotti Usa come ritorsione per gli aiuti concessi da Washington alla Boeing.
Dazi, che come visto, sono stati applicati dall’inizio di questa settimana.
Non resta che da chiedersi se questa escalation continuerà anche nei prossimi mesi con l’avvento di Biden alla Casa Bianca. Sul punto, si notano alcuni segnali distensivi. Nei giorni scorsi il vicepresidente della Commissione Europea con la delega al commercio, Valdis Dombrovskis, ha infatti affermato che l’Unione Europea preferisce intraprendere la linea del dialogo ed è pronta a ritirare i dazi, se gli Stati Uniti faranno altrettanto.