Se il contribuente ha dovuto rilasciare una garanzia a favore dell’Amministrazione finanziaria, al fine di ottenere la sospensione della riscossione, i costi di tale garanzia devono essere rimborsati, ove sia definitivamente accertato che l’imposta non era dovuta. È questo l’importante principio affermato, in uno dei primi precedenti sul punto, dalla Corte di Cassazione (sentenza 17 febbraio 2021, n. 4113).

Nel caso esaminato dai giudici di legittimità, la Società aveva sottoscritto una polizza fideiussoria per sospendere l’esecuzione degli avvisi di rettifica emessi dall’Agenzia delle dogane. Successivamente, tali atti erano stati definitivamente annullati dalla Commissione tributaria regionale della Lombardia per difetto di competenza territoriale dell’Ufficio. A seguito del passaggio in giudicato di tale sentenza, la Società aveva presentato all’Ufficio istanza di rimborso dei costi della fideiussione sostenuti per sospendere l’esecuzione del tributo.

Com’è noto, l’art. 8 dello Statuto dei diritti del Contribuente (legge n. 212 del 2000) impone all’Amministrazione l’obbligo di rimborsare il costo delle garanzie richieste dal contribuente per ottenere la sospensione, la rateizzazione o il rimborso dei tributi, quando sia definitivamente accertato che l’imposta non era dovuta o era dovuta in misura inferiore.

Con una sentenza destinata a diventare un importante precedente, la Corte di Cassazione ha precisato che il diritto al rimborso dei costi sostenuti per la polizza fideiussoria è legato alla definitività dell’accertamento della non debenza del tributo, sia che questa dipenda da vizi procedurali che da vizi sostanziali.

Una diversa interpretazione, secondo la Suprema Corte, contrasterebbe con l’esigenza di tutelare l’integrità patrimoniale dei contribuenti, a fronte di una pretesa impositiva infondata o di una legittima pretesa al rimborso.