Pubblicato su “Italia Oggi” il 11/06/2024
di Sara Armella

È legittima la delocalizzazione di un’attività produttiva in un Paese extra-UE, se l’obiettivo è evitare l’applicazione di un dazio supplementare, purché non vi sia una manipolazione dell’origine doganale. A stabilirlo sono le conclusioni dell’Avvocato generale presso la Corte di Giustizia europea, pubblicate il 30 maggio scorso, che propongono di annullare la discussa sentenza del Tribunale europeo nel famoso caso Harley Davidson (T-324/21).

Negli ultimi anni, la nota società americana è stata coinvolta nella guerra dei dazi tra Stati Uniti e Unione europea. Nel 2018 gli Usa hanno adottato dazi supplementari sulle importazioni di acciaio e alluminio provenienti dall’UE e, in ritorsione, Bruxelles ha introdotto un dazio supplementare sui motocicli originari degli Stati Uniti, con il regolamento 2018/886. I nuovi dazi, pari al 25% e 10% avrebbero avuto un impatto notevole sui costi di produzione di Harley Davidson, pari a circa 2.200 dollari per ogni moto, per un valore stimato compreso tra 90 e 100 milioni. La Società ha riorganizzato la propria supply chain, spostando dagli Usa alla Thailandia la produzione delle moto destinate al mercato europeo, ma la Commissione ha negato il riconoscimento dell’origine thailandese, ritenendo che la delocalizzazione non fosse economicamente giustificata, in quanto volta a evitare l’applicazione dei dazi imposti dall’UE. Il Tribunale europeo ha confermato la posizione della Commissione, sull’assunto che l’articolo 33 Reg. 2446/2015 prevede che la trasformazione non è economicamente giustificata (e, pertanto, non consente un cambio di origine doganale) se lo scopo è evitare l’applicazione di una misura unionale.

Secondo l’Avvocato generale Kokott, invece, la normativa europea non può essere letta nel senso di colpire ogni tentativo di risparmio sui dazi doganali. Se non vi è una manipolazione dell’origine, è legittimo riorganizzare la propria catena produttiva, per evitare l’applicazione di un maggiore dazio. Si attende nelle prossime settimane il verdetto della Corte di giustizia, destinato ad avere un forte impatto sulle strategie delle imprese, in uno scenario internazionale caratterizzato da sempre maggiori dazi.